quanti di voi si sentono, per così dire...
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Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
secondo me tutto parte dall'amare se stessi. Se ci si vuole bene, se si fa di tutto per essere a posto con se stessi, il sentiero diventa, se non in discesa, almeno in pianura. Poi è chiaro che ognuno ha i suoi problemi, piu o meno grossi. Alcuni si risolvono, altri purtroppo no. Io mi ritengo fortunato. Sostanzialmente non mi manca nulla. L'unica gabbia che vedo è la mia frustrazione, che è dentro di me e che in determinate circostanze mi soffoca. Fuori di me non vedo gabbie. Vedo solo sfide da vincere
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Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
gabbia? quale gabbi!??? aaaaaaaaa ma tu ti riferisci al castello di carte e fiammiferi che mi sono costruito attorno subito prima di decidere di giocare con l'accendino!!!! e dillo subito no ??? mannaggia a te che quasi quasi mi fai spaventare!!!! ahahhaah
cmq c'è di peggio...ergo .. c'è di peggio
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Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
phoenix ha scritto:ti capisco benissimo angelo... situazione analoga solo con l'aggravante di madre a carico ergo dovrò presto arrendermi a scendere alle loro condizioni per poter guadagnare qualche euro, perchè quando hai "una certa" e le bollette che incombono non puoi più permetterti di sperare in qualcosa di meglio.... e x quando la mamma non ci sarà più l'opzione ricovero per disadattati mi pare molto ma molto allettante!!!ultravox1977 ha scritto:Io dalla cosiddetta gabbia sono passato a fare il barbone. Il mio stato d'animo peggiora sempre e comunque, non c'è antidoto...ormai sono marcio.
Eppure questa funzione un caxxo di minimo ce lo deve avere; almeno così speravo.
Sono 3 anni ormai che non lavoro più. Aspetto seriamente il manicomio come una benedizione dal cielo.
Mi sogno un istituto di suore dove dò l'acqua alle piante.
Anche di tornare a lavoro a queste condizioni non mi và. A me sta società fa letteralmente schifo...tutto.
Direte:-Ma perchè non ti ammazzi? Bho??????
http://www.youtube.com/watch?v=M702l-fQSDY" onclick="window.open(this.href);return false;" onclick="window.open(this.href);return false;" onclick="window.open(this.href);return false;
dovrò arrendermi a scendere alle loro condizioni per guadagnare qualche euro...............
phoenix..... la parola lavorare?

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Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
hai provato ad aprire la porta?Hobbit Bahlsen ha scritto:Suggerimenti per uscirne?Blasco ha scritto:io dico che state in gabbia perchè volete stare in gabbia

mi ricordo un giochino/esercizio che mi aveva proposto un amico "non convenzionale": pensere ogni giorno, per 5 minuti all' immagine di te stesso chiuso in una cella buia, aggrappato alle sbarre mentre guardi il mondo di fuori, bello e soleggiante. Tu sei aggrappato alle sbarre ma la porta della cella è solo accostata, non è chiusa a chiave, e lo sai.
Il difficile è lasciare le sbarre....

non ti fidar di me se il cuor ti manca
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Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
fatemi capire...per coloro che si "sentono in gabbia" è riferito al "dover lavorare"?!?!? 
o è riferito a situazioni sentimentali/familiari...ecc?!?!?

o è riferito a situazioni sentimentali/familiari...ecc?!?!?
Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
C'è "effettiva" differenza, Indegno? 

Basta essere onesti e ammettere gli errori. Sport che alcune persone non praticano. Specie se hanno una sola minuscola briciola di insignificante potere.Tequi ha scritto:pike è uno di quegli utenti che si diverte a fare il puntiglioso. Ce ne sono anche altri e sono tutti sulla rampa di lancio. Non abbiamo bisogno di gente che le cerca tutte per fare polemica.
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Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
a voja!!pike ha scritto:C'è "effettiva" differenza, Indegno?

nel primo caso direi che...più che "sentirsi in gabbia" è: "non c'ho voglia di fare un caxxo...cosa posso fare per vivere serenamente senza lavorare"...nel secondo caso invece le situazioni sono molteplici...ti senti in gabbia perchè (ipotesi) sono sposato con una...ma sono innamorato di un'altra...ma non posso lasciare la moglie perchè ci sono in mezzo dei figli...piuttosto che ho una mamma malata che devo accudire per forza io h24!!
capisci? la differenza è sostanziale...nel primo caso è una caxxata (inteso per me...poi ognuno può avere più o meno difficoltà)...ma nel secondo caso è decisamente più complicato...perchè ti ritrovi in situazioni in cui davvero non ne puoi uscire!

Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
Index, a mio modesto parere alla fine dei conti le sentiamo tutte come "costrizioni" e come "difficoltà". E se siamo abbastanza forti, le analizziamo, diamo loro una dimensione e se possiamo risolverle, le risolviamo. Se non possiamo, cerchiamo di farcene una ragione.
Il detto
"Se c'è soluzione perchè ti preoccupi? Se non c'è soluzione perchè ti preoccupi?"
sarebbe il più bel "mantra" da inserire nella nostra vita per stare meglio.
Solo che sotto sotto siamo tutti un po' masochisti. Chi lo è tanto, a mio parere, non riesce a scrollarsi di dosso certe cose. Chi lo è un po' meno, riesce a stare più sereno ma non riesce ad evitare quel "prurito" che lo porta a provare.
Come esseri ci piace drogarci di vittorie. E la paura della sconfitta, a tanti di noi, ferma dal tentare cose nuove e fa rodere il fegato.
Il detto
"Se c'è soluzione perchè ti preoccupi? Se non c'è soluzione perchè ti preoccupi?"
sarebbe il più bel "mantra" da inserire nella nostra vita per stare meglio.
Solo che sotto sotto siamo tutti un po' masochisti. Chi lo è tanto, a mio parere, non riesce a scrollarsi di dosso certe cose. Chi lo è un po' meno, riesce a stare più sereno ma non riesce ad evitare quel "prurito" che lo porta a provare.
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Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
phoenix ha scritto:si... la risposta è dentro di te... ma è quella sbagliata!!!Blasco ha scritto: cambia per ognuno di noi...non è uguale per tutti...devi trovare te le rispostepijamola a ride và....
ho pensato la stessa identica cosa...


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Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
Hobbit Bahlsen ha scritto:Suggerimenti per uscirne?Blasco ha scritto:io dico che state in gabbia perchè volete stare in gabbia
Spacca tutto!!
Poi prendi la moto, magari al tramonto, fatti un bel giro, e vedrai che la gabbia e' in primis nella nostra testa!
Io ero in gabbia, e la cosa bella che il carceriere ero io stesso, le sbarre erano dei schemi mentali, preconcetti di cacchina che non mi facevano vivere a pieno la mia vita. Litigavo con tutti e tutto, era sempre Tempesta, era sempre buio nella mia mente, il mondo era il nemico.
Poi piano piano mi son rilassato, ho visto le sbarre, e ho deciso di evadere, ho dato una bella spallata a sti cazzoo de paletti, e ho visto che erano piu' fragili di quel che pensavo.
Ora vivo le cose e la vita DI PETTO, e favvanculooo alle pippe mentale!


sempre il sogno nel cervello di una moto per cavallo
a esaltarci per un niente basta che sia divertente
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Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
anche la mia situazione non è molto rosea, analizzandola razionalmente: lavoro assolutamente precario (faccio il preparatore in una società sportiva..), ho quasi 30, vivo coi miei, matrimonio/figli come idea lontani anni luce....
eppure sono "felice" primo perchè è gratis, poi perchè
ahimè riconosco che non tutti li possiamo avere sempre, capitano i periodi più bui, ma quello che rasserena la mia vita è l'idea/speranza/illusione che alla fine tutto si risolve
e poi,come dice un mio amico laureato che scarica casse al mercato....c'è pur sempre gente che lavora in miniera!
eppure sono "felice" primo perchè è gratis, poi perchè
ecco, a prescindere da quale sia questo angolo, per me è questo il discriminante, avere dei pensieri felici...gidea75 ha scritto:in mezzo ai problemi quotidiani c'è sempre un angolo che è solo mio. Nessuna infelicità, nessun rancore, nessuna tristezza può arrivarci.
ahimè riconosco che non tutti li possiamo avere sempre, capitano i periodi più bui, ma quello che rasserena la mia vita è l'idea/speranza/illusione che alla fine tutto si risolve
e poi,come dice un mio amico laureato che scarica casse al mercato....c'è pur sempre gente che lavora in miniera!
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Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
la mia gabbia è quella di non sentirmi libero,troppi pesi sulle spalle,troppe responsabilità,troppo poco tempo per me,troppo pochi soldi per me,troppe pippe mentali....lo so che tra un pò scoppio e faccio qualche cazzata assurda, è l'unica certezza che ho!
Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
supercaif ha scritto:phoenix ha scritto:ti capisco benissimo angelo... situazione analoga solo con l'aggravante di madre a carico ergo dovrò presto arrendermi a scendere alle loro condizioni per poter guadagnare qualche euro, perchè quando hai "una certa" e le bollette che incombono non puoi più permetterti di sperare in qualcosa di meglio.... e x quando la mamma non ci sarà più l'opzione ricovero per disadattati mi pare molto ma molto allettante!!!ultravox1977 ha scritto:Io dalla cosiddetta gabbia sono passato a fare il barbone. Il mio stato d'animo peggiora sempre e comunque, non c'è antidoto...ormai sono marcio.
Eppure questa funzione un caxxo di minimo ce lo deve avere; almeno così speravo.
Sono 3 anni ormai che non lavoro più. Aspetto seriamente il manicomio come una benedizione dal cielo.
Mi sogno un istituto di suore dove dò l'acqua alle piante.
Anche di tornare a lavoro a queste condizioni non mi và. A me sta società fa letteralmente schifo...tutto.
Direte:-Ma perchè non ti ammazzi? Bho??????
http://www.youtube.com/watch?v=M702l-fQSDY" onclick="window.open(this.href);return false;" onclick="window.open(this.href);return false;" onclick="window.open(this.href);return false;" onclick="window.open(this.href);return false;
dovrò arrendermi a scendere alle loro condizioni per guadagnare qualche euro...............
phoenix..... la parola lavorare?
la frase era appunto rivolta al voler lavorare.... al fatto che fino ad ora mi ero illusa di poter trovare un lavoro decente con uno stipendio decoroso, senza cercare qualcosa in base all'esperienza ecc.... in giro trovo solo offerte di lavori assurdi a stipendi ridicoli per i quali dovrei pure prostrarmi a tappeto e ringraziare "perchè una donna della tua età con le tue professionalità cosa vuoi che trovi di meglio?" e che avevo rifiutato.... adesso dato che non esce altro dal cilindro magico dell'azienda italia dico che dovrò arrendermi a scendere alle loro condizioni per guadagnare qualche euro............... non mi pare di aver mai detto di non voler lavorare o pretendere una gabbietta dorata

Quello che io dico e quello che tu senti non sono sempre la stessa cosa. (Anonimo)
Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
Penso che più o meno tutti si sentano in gabbia:
Non possono fare cosa vogliono
Hanno responsabilità addosso
Non si espongono alla società come vorrebbero
L'importante è contro-bilanciare con attimi di libertà pura.
Noi abbiamo al fortuna di avere sotto il qlo un mezzo che esprime libertà allo stato pure.
Quando siete sotto pressione saltate in moto, lasciate che lo switch passi in free-mode, calvalcate fino a non sentirvi più i muscoli allora avrete le mente libera dalle gabbie.
Non possono fare cosa vogliono
Hanno responsabilità addosso
Non si espongono alla società come vorrebbero
L'importante è contro-bilanciare con attimi di libertà pura.
Noi abbiamo al fortuna di avere sotto il qlo un mezzo che esprime libertà allo stato pure.
Quando siete sotto pressione saltate in moto, lasciate che lo switch passi in free-mode, calvalcate fino a non sentirvi più i muscoli allora avrete le mente libera dalle gabbie.

Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
finchè stai qua a dirlo non fai nessuna caxxatabricoman80 ha scritto:lo so che tra un pò scoppio e faccio qualche cazzata assurda, è l'unica certezza che ho!

So già che quel tuo sorriso mi metterà nei guai

Ogni minuto che passa è un'occasione per rivoluzionare tutto completamente

Ogni minuto che passa è un'occasione per rivoluzionare tutto completamente
giGGGio ha scritto:nuovo club: LMDB... le maiale del blasco...
IlLupo ha scritto:Vecchio, guarda che è una moto da piega con rayban a goccia... fa di brutto, potrò accarezzare l'asfalto con un mojto in mano e la bandana al collo!
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Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
bricoman80 ha scritto:la mia gabbia è quella di non sentirmi libero,troppi pesi sulle spalle,troppe responsabilità,troppo poco tempo per me,troppo pochi soldi per me,troppe pippe mentali....lo so che tra un pò scoppio e faccio qualche cazzata assurda, è l'unica certezza che ho!





Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
Gli sbirri là sono mooolto più ligi al dovere.
E i limiti ancora più bassi.
E i limiti ancora più bassi.
Basta essere onesti e ammettere gli errori. Sport che alcune persone non praticano. Specie se hanno una sola minuscola briciola di insignificante potere.Tequi ha scritto:pike è uno di quegli utenti che si diverte a fare il puntiglioso. Ce ne sono anche altri e sono tutti sulla rampa di lancio. Non abbiamo bisogno di gente che le cerca tutte per fare polemica.
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Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
Oggi faccio un anno di matrimonio...
come dicono a napoli: c'haemmo capito eh?
Battute a parte... a volte capita che la gabbia ce la costruiamo intorno noi per sentirci più protetti e quando vorremmo scappare ci rimane difficile.
Dopo la nascita di mia figlia e il matrimonio, nonostante le responsabilità, i milioni di pensieri in più mi sento paradossalmente più libero.
Prima provavo questa senzazione solo in moto, ora non ho più bisogno di andare a 130 col ginocchio a terra per sentirmi vivo e libero, mi basta che tornare a casa e vedo che tutti stanno bene.
come dicono a napoli: c'haemmo capito eh?

Battute a parte... a volte capita che la gabbia ce la costruiamo intorno noi per sentirci più protetti e quando vorremmo scappare ci rimane difficile.
Dopo la nascita di mia figlia e il matrimonio, nonostante le responsabilità, i milioni di pensieri in più mi sento paradossalmente più libero.
Prima provavo questa senzazione solo in moto, ora non ho più bisogno di andare a 130 col ginocchio a terra per sentirmi vivo e libero, mi basta che tornare a casa e vedo che tutti stanno bene.
L'uomo che non coltiva l'abitudine di pensare perde il più grande piacere della vita.
Arianna e Gessica sono la mia patria del cuore.
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Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
Vedete ragazzi miei, la letteratura mondiale ha scritto centinaia di migliaia di pagine a proposito di questo senso di oppressione e insoddisfazione che la maggior parte (perché non siete in minoranza) della popolazione percepisce pensando alla propria condizione. Da Montale, ai poeti decadentisti, passando da romanzieri come Huxley e il suo mondo nuovo gli esempi sono innumerevoli. Allora, se una così larga maggioranza di uomini e donne (ricchi e poveri indistintamente... beh, magari le fila dei poveri sono più folte
) percepisce questa insoddisfazione significa che c'è qualcosa che non va.
La costituzione di ogni paese "civilizzato" contiene un riferimento più o meno significativo al diritto di ognuno di noi al "pieno sviluppo della persona" (per citare la nostra). E questo sviluppo altro non è che la realizzazione della propria essenza secondo un metro inter-soggettivo, visibile e condivisibile da tutti, che, come diceva Socrate già 2500 anni fa, si traduce non solo nel diritto alla ricerca della felicità da parte di ogni singolo individuo, ma nell'implicita promessa da parte dello stato di porre le basi perché questo possa avvenire (se lo stato non offre le condizioni perché questo avvenga, non potrà mai avvenire).
Abbiamo tutti sentito discorsoni riguardo all'auto-realizzazione, sul fatto che ognuno di noi è l'artefice di se stesso e del proprio destino ecc ecc. Tutti discorsi condivisibili, ma, a mio avviso solo in parte. E la parte che non condivido riguarda l'influenza negativa che le limitazioni oggettive del contesto socio-politico in cui l'individuo è calato possono avere sulla realizzazione della propria essenza.
Vale a dire: se io mi faccio garante del tuo diritto ad essere felice, devo porre le condizioni perché questo avvenga. E questo deve essere valido PER TUTTI, attraverso garanzie BASE che diano l'opportunità ad ogni individuo di porre in atto il processo di auto-sviluppo. E questo oggi non avviene. Non avviene perché se io devo studiare e laurearmi per trovare un impiego che non mi piace pur di avere la garanzia di poter avere un tetto e poter pagare le bollette, piuttosto che fare quello che mi piace, il diritto alla mia felicità mi viene di fatto NEGATO.
Spesso mi sento dire che in italia con 1000-1100 euro al mese si può vivere. Perché bene o male riesci a pagare un affitto e le bollette. Ma questo NON E' VIVERE. Questo è SOPRAVVIVERE. Uno stipendio del genere non garantisce la ricerca della propria felicità perché, di fatto, sono sempre preoccupato di arrivare a fine mese per poter coltivare altre velleità. E qualora sopraggiungesse un avvenimento eccezionale (dentista, cure mediche particolari e non coperte, malattie prolungate, sanzioni fiscali o quant'altro) la mia condizione slitterebbe al di sotto della soglia di sopravvivenza.
Lo stato dovrebbe garantire ad ognuno di noi una BASE da cui partire. Una base che ci permetta di vivere in tranquillità senza il costante e spossante stress che ci induce, dopo anni di logorio, a cadere in depressione o peggio. E questo dovrebbe avvenire attraverso un controllo più forte sui prezzi e i minimi salariali in primis. Un adeguato aggiornamento degli stessi sulla base del REALE rialzo del costo della vita. Ma questo non avviene. E allora tanto vale sostituire l'articolo 3 della costituzione con un più reale "lo stato non può farci un catzo: se sei nato sfigato ti devi arrangiare. Non siamo mica un'istituzione di beneficenza. Facciamo già fatica a giustificare i nostri stipendi e privilegi, quindi mi dispiace ma la ricerca della vostra felicità, se proprio ci tenete (ma a noi non cambia niente), sono esclusivamente catzi vostri."
Dobbiamo iniziare a darci una mano tra di noi, ragazzi. Divisi non siamo niente. Ma se ci mettiamo insieme, se ognuno di noi tira fuori un'idea, prima poi qualcosa di buono possiamo fare. Dovremmo cercare di essere meno egoisti e smettere di guardare il nostro orticello. Dovremmo, anzi, aprire le porte e fare entrare altri con cui condividerlo. E se anche gli altri facessero altrettanto ci potremmo trovare con un sacco di orticelli, anziché con uno solo.
Tuttavia, questo è solo il 50%. L'altro 50 dovete metterlo voi, non si scappa. E vista la situazione schifosa in cui versiamo dal punto di vista sociopolitico, iniziate a capire che smettere di lottare non fa che peggiorare le cose. Per ciò non importa se siete a terra e se lo sarete ancora in futuro: se smettete di cercare di rialzarvi, allora sarete fottuti. Finché cercherete di rimettervi in piedi come meglio siete capaci di fare e tirando fuori tutto ciò che di buono avete imparato nella vita, una speranza ci sarà sempre.
Siamo tutti sulla stessa barca

La costituzione di ogni paese "civilizzato" contiene un riferimento più o meno significativo al diritto di ognuno di noi al "pieno sviluppo della persona" (per citare la nostra). E questo sviluppo altro non è che la realizzazione della propria essenza secondo un metro inter-soggettivo, visibile e condivisibile da tutti, che, come diceva Socrate già 2500 anni fa, si traduce non solo nel diritto alla ricerca della felicità da parte di ogni singolo individuo, ma nell'implicita promessa da parte dello stato di porre le basi perché questo possa avvenire (se lo stato non offre le condizioni perché questo avvenga, non potrà mai avvenire).
Abbiamo tutti sentito discorsoni riguardo all'auto-realizzazione, sul fatto che ognuno di noi è l'artefice di se stesso e del proprio destino ecc ecc. Tutti discorsi condivisibili, ma, a mio avviso solo in parte. E la parte che non condivido riguarda l'influenza negativa che le limitazioni oggettive del contesto socio-politico in cui l'individuo è calato possono avere sulla realizzazione della propria essenza.
Vale a dire: se io mi faccio garante del tuo diritto ad essere felice, devo porre le condizioni perché questo avvenga. E questo deve essere valido PER TUTTI, attraverso garanzie BASE che diano l'opportunità ad ogni individuo di porre in atto il processo di auto-sviluppo. E questo oggi non avviene. Non avviene perché se io devo studiare e laurearmi per trovare un impiego che non mi piace pur di avere la garanzia di poter avere un tetto e poter pagare le bollette, piuttosto che fare quello che mi piace, il diritto alla mia felicità mi viene di fatto NEGATO.
Spesso mi sento dire che in italia con 1000-1100 euro al mese si può vivere. Perché bene o male riesci a pagare un affitto e le bollette. Ma questo NON E' VIVERE. Questo è SOPRAVVIVERE. Uno stipendio del genere non garantisce la ricerca della propria felicità perché, di fatto, sono sempre preoccupato di arrivare a fine mese per poter coltivare altre velleità. E qualora sopraggiungesse un avvenimento eccezionale (dentista, cure mediche particolari e non coperte, malattie prolungate, sanzioni fiscali o quant'altro) la mia condizione slitterebbe al di sotto della soglia di sopravvivenza.
Lo stato dovrebbe garantire ad ognuno di noi una BASE da cui partire. Una base che ci permetta di vivere in tranquillità senza il costante e spossante stress che ci induce, dopo anni di logorio, a cadere in depressione o peggio. E questo dovrebbe avvenire attraverso un controllo più forte sui prezzi e i minimi salariali in primis. Un adeguato aggiornamento degli stessi sulla base del REALE rialzo del costo della vita. Ma questo non avviene. E allora tanto vale sostituire l'articolo 3 della costituzione con un più reale "lo stato non può farci un catzo: se sei nato sfigato ti devi arrangiare. Non siamo mica un'istituzione di beneficenza. Facciamo già fatica a giustificare i nostri stipendi e privilegi, quindi mi dispiace ma la ricerca della vostra felicità, se proprio ci tenete (ma a noi non cambia niente), sono esclusivamente catzi vostri."
Dobbiamo iniziare a darci una mano tra di noi, ragazzi. Divisi non siamo niente. Ma se ci mettiamo insieme, se ognuno di noi tira fuori un'idea, prima poi qualcosa di buono possiamo fare. Dovremmo cercare di essere meno egoisti e smettere di guardare il nostro orticello. Dovremmo, anzi, aprire le porte e fare entrare altri con cui condividerlo. E se anche gli altri facessero altrettanto ci potremmo trovare con un sacco di orticelli, anziché con uno solo.
Tuttavia, questo è solo il 50%. L'altro 50 dovete metterlo voi, non si scappa. E vista la situazione schifosa in cui versiamo dal punto di vista sociopolitico, iniziate a capire che smettere di lottare non fa che peggiorare le cose. Per ciò non importa se siete a terra e se lo sarete ancora in futuro: se smettete di cercare di rialzarvi, allora sarete fottuti. Finché cercherete di rimettervi in piedi come meglio siete capaci di fare e tirando fuori tutto ciò che di buono avete imparato nella vita, una speranza ci sarà sempre.
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Re: quanti di voi si sentono, per così dire...
dici cose molto belle ma secondo me assolutamente inapplicabili, per diversi motivi. due che mi vengono in mente subito sonoHellraiser ha scritto:Vedete ragazzi miei, la letteratura mondiale ha scritto centinaia di migliaia di pagine a proposito di questo senso di oppressione e insoddisfazione che la maggior parte (perché non siete in minoranza) della popolazione percepisce pensando alla propria condizione. Da Montale, ai poeti decadentisti, passando da romanzieri come Huxley e il suo mondo nuovo gli esempi sono innumerevoli. Allora, se una così larga maggioranza di uomini e donne (ricchi e poveri indistintamente... beh, magari le fila dei poveri sono più folte) percepisce questa insoddisfazione significa che c'è qualcosa che non va.
La costituzione di ogni paese "civilizzato" contiene un riferimento più o meno significativo al diritto di ognuno di noi al "pieno sviluppo della persona" (per citare la nostra). E questo sviluppo altro non è che la realizzazione della propria essenza secondo un metro inter-soggettivo, visibile e condivisibile da tutti, che, come diceva Socrate già 2500 anni fa, si traduce non solo nel diritto alla ricerca della felicità da parte di ogni singolo individuo, ma nell'implicita promessa da parte dello stato di porre le basi perché questo possa avvenire (se lo stato non offre le condizioni perché questo avvenga, non potrà mai avvenire).
Abbiamo tutti sentito discorsoni riguardo all'auto-realizzazione, sul fatto che ognuno di noi è l'artefice di se stesso e del proprio destino ecc ecc. Tutti discorsi condivisibili, ma, a mio avviso solo in parte. E la parte che non condivido riguarda l'influenza negativa che le limitazioni oggettive del contesto socio-politico in cui l'individuo è calato possono avere sulla realizzazione della propria essenza.
Vale a dire: se io mi faccio garante del tuo diritto ad essere felice, devo porre le condizioni perché questo avvenga. E questo deve essere valido PER TUTTI, attraverso garanzie BASE che diano l'opportunità ad ogni individuo di porre in atto il processo di auto-sviluppo. E questo oggi non avviene. Non avviene perché se io devo studiare e laurearmi per trovare un impiego che non mi piace pur di avere la garanzia di poter avere un tetto e poter pagare le bollette, piuttosto che fare quello che mi piace, il diritto alla mia felicità mi viene di fatto NEGATO.
Spesso mi sento dire che in italia con 1000-1100 euro al mese si può vivere. Perché bene o male riesci a pagare un affitto e le bollette. Ma questo NON E' VIVERE. Questo è SOPRAVVIVERE. Uno stipendio del genere non garantisce la ricerca della propria felicità perché, di fatto, sono sempre preoccupato di arrivare a fine mese per poter coltivare altre velleità. E qualora sopraggiungesse un avvenimento eccezionale (dentista, cure mediche particolari e non coperte, malattie prolungate, sanzioni fiscali o quant'altro) la mia condizione slitterebbe al di sotto della soglia di sopravvivenza.
Lo stato dovrebbe garantire ad ognuno di noi una BASE da cui partire. Una base che ci permetta di vivere in tranquillità senza il costante e spossante stress che ci induce, dopo anni di logorio, a cadere in depressione o peggio. E questo dovrebbe avvenire attraverso un controllo più forte sui prezzi e i minimi salariali in primis. Un adeguato aggiornamento degli stessi sulla base del REALE rialzo del costo della vita. Ma questo non avviene. E allora tanto vale sostituire l'articolo 3 della costituzione con un più reale "lo stato non può farci un catzo: se sei nato sfigato ti devi arrangiare. Non siamo mica un'istituzione di beneficenza. Facciamo già fatica a giustificare i nostri stipendi e privilegi, quindi mi dispiace ma la ricerca della vostra felicità, se proprio ci tenete (ma a noi non cambia niente), sono esclusivamente catzi vostri."
Dobbiamo iniziare a darci una mano tra di noi, ragazzi. Divisi non siamo niente. Ma se ci mettiamo insieme, se ognuno di noi tira fuori un'idea, prima poi qualcosa di buono possiamo fare. Dovremmo cercare di essere meno egoisti e smettere di guardare il nostro orticello. Dovremmo, anzi, aprire le porte e fare entrare altri con cui condividerlo. E se anche gli altri facessero altrettanto ci potremmo trovare con un sacco di orticelli, anziché con uno solo.
Tuttavia, questo è solo il 50%. L'altro 50 dovete metterlo voi, non si scappa. E vista la situazione schifosa in cui versiamo dal punto di vista sociopolitico, iniziate a capire che smettere di lottare non fa che peggiorare le cose. Per ciò non importa se siete a terra e se lo sarete ancora in futuro: se smettete di cercare di rialzarvi, allora sarete fottuti. Finché cercherete di rimettervi in piedi come meglio siete capaci di fare e tirando fuori tutto ciò che di buono avete imparato nella vita, una speranza ci sarà sempre.
Siamo tutti sulla stessa barca
1) l'egoismo e l'invidia che sono dentro ognuno di noi, nessuno escluso (alcuni riescono però a sopirli), tutti vogliamo di piu e guardiamo a chi ha di piu
2) la mancanza di risorse: gli ultimi 60 anni ci hanno insegnato che noi (inteso come stati uniti ed europa occidentale) siamo quelli che stanno bene e sono gli altri che se vogliono stare bene devono fare come noi. io dico che da 60 anni noi stiamo bene distruggendo il pianeta e vivendo sulle spalle degli altri. Abbiamo tutti vissuto sopra le nostre possibilità. Abbiamo tutti vissuto un lungo e bellissimo sogno. Da qualche anno penso che solo gli stolti possano non aver capito che questo sogno tale era e che si sta lentamente sgretolando.