Reggio Emilia, 27 settembre 2011 - UN ASSOLATO pomeriggio, il 10 giugno 2004, sulla pista dell’autodromo del Mugello. Alla curva dell’Arrabbiata accadde un incidente in moto, durante una sessione formativa di prove libere di motociclismo. Un ragazzo ligure, di 28 anni, di Portovenere, perse il controllo della Yamaha, finendo sull’asfalto. Ma ciò che gli provocò i traumi maggiori fu il contatto con la moto che lo seguiva, che era condotta dall’istruttore Moreno Codeluppi, 43 anni, originario di Sant’Ilario e residente a Castelnovo Sotto, dove ha sede l’associazione «No Limits Moto Team», di cui lui è il referente. Per il giovane ferito la riabilitazione era stata molto lunga, dopo un ricovero in stato di coma a Careggi, la riabilitazione all’ospedale di Camaiore e in una clinica svizzera.
AL CENTAURO è rimasta un’invalidità permanente dell’85 per cento e la madre è stata nominata amministratore di sostegno del figlio. Codeluppi è stato sottoposto a processo per lesioni colpose gravissime. Il giudice di pace di Borgo San Lorenzo ha condannato il centauro reggiano a una multa di 1.500 euro, riconoscendo una provvisionale di 500 mila euro come parziale liquidazione dei danni. Una cifra altissima, considerando un processo da giudice di pace.
L’avvocato del ferito, Massimo Lombardi, ha chiesto un milione e mezzo come risarcimento: se ne parlerà nella causa che verrà discussa in sede civile.
VISTO che l’incidente si era verificato in una sessione formativa e non durante una gara, il giudice ha applicato al caso le indicazioni del codice della strada – tesi contestata invece dalla difesa – optando per un diretto rapporto di causa-effetto tra le circostanze dell’investimento e le lesioni riportate dall’allievo.
«La manovra di Codeluppi – spiega l’avvocato difensore Mauro Filippini – è stata corretta in base al tipo di incidente che gli era avvenuto davanti. Le perizie dicono che Codeluppi ha avuto quattro decimi di secondo come tempo di reazione. Lui ha stretto la curva, come solitamente si procede in questi casi. Ma, in modo anomalo, si è trovato il centauro proprio davanti. Quella curva si affronta solitamente a 160 km/h. Codeluppi la stava percorrendo a molto meno, ai 120 km/h, a venti metri dall’altra moto. Respingiamo in tutti i modi l’accusa di imperizia». E non si esclude un ricorso contro questa condanna.
