Non ... sarò breve, quindi chi vuole leggere si metta a sedere con una birra in mano, chi non ha voglia di leggere passi oltre.
Iniziamo con il distinguere due concetti, ben definiti in ambito legale, ma che spesso il sentire comune confonde bellamente, un po' per ignoranza, un po' per convenienza.
Una cosa è la difesa della propria persona, quella dei propri cari e quella dei propri beni (si, è lecita anche questa, anche se alcune ideologie vorrebbero negarlo), intesa come respingimento di un'ingiusta aggressione nell'immediatezza di quest'ultima.
Un'altra cosa è la giustizia, intesa come amministrazione di tutte quelle regole che servono a garantire la civile convivenza degli esseri umani.
Quest'ultima, che sia ben chiaro, è di esclusiva competenza degli organi preposti (potere giudiziario dello stato), i quali si avvalgono degli organi di polizia come braccio esecutivo. Non compete ai singoli cittadini o a gruppi di essi, anche se a certe fazioni politiche i processi mediatici o di piazza piacciono tanto ... forse perchè sono facili da pilotare.
Ma non è di questa che intendo parlare, parliamo invece della difesa della persona.
Fin dalla notte dei tempi le persone si dividono in due grandi gruppi: quello che non vuole occuparsi della propria difesa ma preferisce (a volte pretende) che sia un organismo dello stato ad occuparsi di ciò, e quello che non intende delegare ad alcuno tale compito, volendo occuparsene in prima persona.
Sia ben chiaro, non trovo alcunchè di sbagliato in entrambi i modi di pensare, ciascuno è lecito e valido, purchè di entrambi si conoscano e si accettino i limiti, i difetti e gli oneri.
Chi decide di non volersi occupare della propria difesa (o di quella dei propri cari o dei propri beni) compie una scelta coraggiosa, delegando ad altri tale compito; deve però essere conscio che, a meno di assumere una guardia del corpo h24, affidarsi alle forze di polizia per garantire la propria sicurezza significa nella migliore delle ipotesi ritardi di intervento (a questo proposito, per chi è in grado di capirlo, gli americani hanno coniato un gioco di parole veramente calzante "when in trouble do you
dial 911 or
pull a 911?"). A mio modo di vedere, se si accetta di delegare ad altri la propria sicurezza, non ci si può poi lamentare se l'ente delegato non è sempre ovunque onnipresente a garantirla, perchè i limiti di questo sistema sono ovvii e ben evidenti.
Chi invece decide di non delegare ad alcuno la propria sicurezza compie una scelta attiva e faticosa: si preparerà a reagire in caso di bisogno.
Però (c'è sempre un però) questo non deve significare assenza di regole o di addestramento.
Chi sceglie volontariamente di detenere un'arma per provvedere autonomamente alla propria sicurezza deve (a mio modo di vedere) necessariamente conoscere bene tutte le leggi/regole che ne autorizzano o negano l'uso, e deve avere padronanza di utilizzo dell'arma, quindi dev'essere disposto ad imparare ad usarla e ad esercitarsi con frequenza nel suo uso, perchè prendere la patente di guida a 18 anni e poi mettere l'auto in garage per anni fino al giorno in cui bisogna andare di corsa da qualche parte è il metodo più sicuro per causare un incidente.
Chi compie questa scelta deve essere inoltre preparato a subire le conseguenze di un suo errore di valutazione durante l'esercizio del suo diritto a difendersi.
Ora, io non ho alcuna pretesa di obbligare chicchessia a decidere da che parte stare, a quale dei due gruppi scegliere di appartenere, ma mi piacerebbe tanto, ma proprio tanto, che a ciascuno fosse data libertà di scegliere quale filosofia abbracciare, senza che per questo si debba essere etichettati in un modo od in un altro, o gli vengano frapposti tali e tanti ostacoli da farlo desistere: libera scelta e libera accettazione delle regole che tale scelta comporta. E che ognuno decida in proprio quale debba essere il suo destino.
Putroppo ai nostri giorni c'è chi sostiene che dal momento che esiste la polizia non deve essere permesso il possesso privato di armi da fuoco, perchè è la polizia ad avere il compito di garantire la sicurezza (cosa che non è stabilita da nessuna legge), e c'è chi sostiene che per difendersi dev'essere tutto lecito.
In tutto questo il cosiddetto "giornalismo" ci sguazza: chi decide di esercitare autonomamente il proprio diritto alla difesa viene etichettato come "sceriffo", "pistolero" o peggio "giustiziere" (dimostrando grande ignoranza o grande vigliaccheria nel voler confondere due concetti distanti tra loro), i malviventi periti in un tentativo fallito di rapina vengono spesso dipinti come vittime di un esaltato, le vittime di una rapina finita in tragedia vengono dipinte quasi come "l'inevitabile quotidiano", i rapinatori omicidi quasi come lavorarori nell'esercizio del proprio mestiere ("se la vittima non si fosse ribellata probabilmente sarebbe ancora viva" e scempiaggini consimili).
Il giornalismo, quello vero, in Italia purtroppo è morto, defunto e sepolto più di 30 anni fa.
Il "giornalismo" di oggi non riporta la cronaca, il fatto, quello che neppure il padreterno può negare sia avvenuto (se un vaso cade e si rompe, neppure Dio può dire che non si è rotto, al massimo può riportare indietro il tempo e far sì che non si rompa più), non viene più riportato nella sua intera verità.
I "giornalisti" di oggi, che in quanto a mestiere non hanno nulla da invidiare a chi vende il proprio corpo per soldi (loro vendono la loro penna, il loro cervello), si limitano a raccontare quella parte della cronaca che si accorda all'ideologia che vogliono sostenere, sottacendo quella parte di verità che invece contrasterebbe, fornendo così la loro od altrui opinione preconfezionata, e spacciandola per cronaca, quando non si spingono addirittura a spacciare il falso per vero.
Ora, io non mi reputo una persona particolarmente intelligente, penso di essere nella media, magari un poco sotto, ma di una cosa sono profondamente certo: di sapermi fare un'opinione personale se mi viene fornita la cronaca nuda, cruda ed intera, dei fatti.
Non ho bisogno che qualcun altro pensi per me o mi dica cosa devo pensare.
Per finire, lascio a chi ne avrà voglia, uno spunto di riflessione: il famoso scrittore di fantascienza Robert A. Henlein (casualmente ingegnere aeronautico ...

) una volta disse: "“An armed society is a polite society. Manners are good when one may have to back up his acts with his life.”.
Moto meccanicamente in ordine, come appena tagliandata.
Come negli scacchi pensare avanti, almeno cinque mosse.
E abbigliamento protettivo completo, sempre!