
L'invasione di Berlusconi a reti unificate

di Mario Ajello
ROMA - È un Berlusconi multitasking il Berlusconi di ritorno. Sta su ogni televisione ma cerca, per quel che può, di non far coincidere l’ubiquità con l’uniformità. Differenzia il format. Diversifica il messaggio, a seconda della platea televisiva che ha di fronte.
Nell’intervista a Italia 1, considerata una rete vista dai giovani e soprattutto del Nord, il Cavaliere fa il post-ideologico. Riduce al minimo gli accenni alle bandiere rosse e ai soviet, di cui quelli se ne infischiano. E parla quasi soltanto di Milano. Non da milanese eccellente, ma da primus inter pares, non da padre della città ma al limite da zio: «Io che sono un milanese..., io che sono un cittadino di questa città... io mi rivolgo ai concittadini....».
Qui è prudente, e infatti legge il gobbo per non farsi tentare dall’improvvisazione che produrrebbe toni forti, mentre al tiggì di Emilio Fede, fra i pasdaran, è sferzante e più crudo. Dice che la sinistra «è violenta», quando invece nelle altre reti - ieri è stato su quasi tutte, e anche al Gr - si limita a definirla «estremista» o «radicale» o «filoislamica». Islam, ma in salsa italiana? E’ la nuova frontiera polemica del Berlusconi modello ballottaggi.
Di giustizia parla meno del solito (ma agli spettatori del Tg4 promette che metterà in riga i pm) e si vede che questa semi-mancanza lo fa soffrire. Viceversa, dal Tg1 al Tg5, dal Tg2 a Radio Rai, gli «zingari che con la sinistra sono liberi di costruire baracche», o Milano che rischia di diventare «Zingaropoli» o una «città islamica» o la «Stalingrado d’Italia», diventano il cuore tematico della tentata riscossa del Cavaliere. Il set scelto per le sue apparizioni è sempre uguale: dietro a Berlusconi, seduto alla scrivania e con una penna fra le mani, si vede una rassicurante tenda bianca, le bandiere istituzionali (italiana ed europea) e il logo rotondo del Pdl con su scritto «Berlusconi presidente».
Al Tg5 si sente di casa, ed è più spigliato, gesticola maggiormente, sorride spesso. Al Tg1, più fermo. Al Tg4, più caldo. Al Tg2, nomina uno per uno i suoi nemici, ma soprattutto gli amici di Pisapia e di de Magistris: «Si può dare un grande Paese occidentale a Grillo, a Vendola, a Di Pietro? Va fermata la sinistra, questa sinistra che va dai centri sociali al partito delle manette».
Le posture del Cavaliere si differenziano un po’, i temi variano leggermente a seconda dell’uditorio, ma l’obiettivo è comune a tutti i format scelti: «Riconquistare la fiducia», parole sue, di quegli ex berlusconiani intiepiditi che non sono andati a votare al primo turno. «C’è stata un’astensione dei moderati - spiega - che però non hanno scelto il Terzo Polo». Eccoli, i riconquistabili. E a Milano, il 32,5 degli elettori è restato a casa.
Berlusconi non chiama mai per nome la Moratti (non ritenendola un brand vincente). De Magistris lo definisce, al Gr, «uno dei tanti magistrati giustizialisti entrati in politica con la sinistra». Pisapia non lo nomina mai, per non dare l’idea di un rischioso derby fra Giuliano e il Cavaliere. E non dice neanche «lui» o «il nostro avversario», non lo incarna in nessuna figura, lo considera un’entità: la «sinistra» dei centri sociali, dei rom e delle tasse.
Il massimo del concretismo - ossia del pentimento rispetto alla campagna ideologica del primo turno - Berlusconi lo raggiunge nella lunga elencazione dei problemi milanesi, dall’Expo all’Ecopass, che regala al Tg1 anche parlando della vivibilità cittadina degli «anziani» e dei «bambini». Il massimo della simultaneità lo raggiunge quando, a distanza di mezzo secondo, usa le medesime parole al Tg1 e al Tg5: «I napoletani hanno castigato il disastro politico e amministrativo della sinistra». Le parole sono forti, ma i toni flautati. Quasi ovunque. Si sforza di non fare il Rodomonte o il ghe-pensi-mi, del resto non è aria, ma sbotta nell’intervista con il principale tiggì di Mediaset: «L’opposizione esulta? Dovrebbe piangere!».
Si va avanti così, tra rabbia (trattenuta) e prudenza (autoimposta con notevoli libertà). La drammatizzazione sui clandestini che «invadono» e sulle moschee che si moltiplicano serve a trasmettere al popolo della destra che il forzaleghismo, quell’unità identitaria e politica fra Berlusconi e Bossi solitamente premiata dagli elettori, esiste ancora e sempre di più e le recenti divisioni sono state superate.
Tra tante parole e nuove promesse («sono in campo ogni giorno»), Berlusconi però non ha detto se andrà sui palchi insieme a Letizia Moratti e se farà comizi con Bossi. Forse è più facile fronteggiare il nemico esterno (la sinistra islamizzante) che fare chiarezza rispetto agli alleati interni.
Sabato 21 Maggio 2011 - 11:11 Ultimo aggiornamento: 11:17
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php ... E_INITALIA
Sono presenti 2 COMMENTI ► VISUALIZZA TUTTI I COMMENTI Scrivi un commento
Molto strano,mi aspettavo frasi piu' efficaci, del tipo : i comunisti mangiano i bambini.
commento inviato il 21-05-2011 alle 11:23 da forastiko
camaleontico
Sarà camaleontico come afferma Ajello , a seconda degli umori del pubblico delle varie reti televisive.
Ma il tono é sempre da imbonitore da fiera, da venditore di tappeti . Con lui siamo proprio all' ultima spiaggia.